GALLERIA FORTE DEL PASTISS

IL FORTE DEL  PASTISS  rappresenta una potenziale Architettura Militare, strutturata attraverso una fitta rete labirintica sotterranea, e grazie a questa complessità, viene denominata anche col nome “ Pasticcio”, Pastizo, Pastis, derivato dal dialetto piemontese.

Questa splendida fortezza, si affaccia nel cuore della città di Torino, situata lungo il lato nord di C.so Matteotti, sconosciuta persino da qualche abitante.

In passato, essa non aveva mai subito attacchi, ed era stata concepita per desiderio del Duca Emanuele Filiberto di Savoia, dall’ingegnere militare Ferrante Vitelli, tra il 1572 e il 1574.

Nel sottosuolo, al di sotto di 13 m di profondità, permangono le testimonianze di sinuosi attraversamenti delle gallerie di contromine. La fortezza, parzialmente distrutta a causa degli edifici eretti tra l’Ottocento e il Novecento, era stata innalzata a protezione del Bastione San Lazzaro della Cittadella di Torino, e a difesa del nemico, se si fosse calato nel fossato.

Una breve illustrazione storica, ci riporta nel periodo in cui Torino era stata occupata nel 1536 dai francesi, ed il Duca Emanuele Filiberto, riappropriatosi del territorio torinese nel 1563, aveva individuato in Torino, la vera dimora stabile del Ducato.

Necessitava dunque difendere saldamente le mura, rendendole impenetrabili da parte del nemico. 

Il Duca, si fidava molto di un giovane architetto, Francesco Paciotto, un progettista  di un certo calibro, conosciuto come ideatore di opere difensive al servizio delle corti più prestigiose d’Europa, dei principi d’Italia, in Spagna e in Fiandra, tanto che il Duca gli affidò il compito di impostare l’assetto difensivo dello stato, realizzando il magnifico capolavoro, quale la Cittadella di Torino, un’ampia stella pentagonale, le quali punte costituivano cinque bastioni.

La medesima, era espansa per circa 30 ettari di terreno, in direzione sud-ovest della città.

L’obiettivo raggiunto, è stato il risultato di una fusione elegante, pregna di potere e funzionalità, degna di una razionalizzazione progettuale.

Paciotto, era classificato senza dubbio, come il fautore di una moderna architettura militare, attento alle  tecniche precise di misurazione, conoscitore di dinamiche ossidionali e di studi geometrici.

Proseguiamo descrivendo il progetto focalizzato nella mente dell’ingegnere Ferrante Vitelli , il quale progetto, doveva essere inizialmente ideato insieme alla nascita di tre opere fortificate, purtroppo mai concluse definitivamente, anche per i costi elevati che ne comportava la grandiosa edificazione.

Cosicchè fu innalzata solamente la casamatta di fronte al bastione San Lazzaro, cioè l’illustre Gioiello Architettonico: ovvero  il Pastiss.

Le mura sotterranee della casamatta, dunque, persistono ancora oggi nella loro robustezza, stagliate attraverso una   forma architettonica particolare, detta trilobata. Il fronte esterno della struttura è formato da una muraglia di uno spessore di 2,80 m, nella cui fondazione sorge una galleria di contromina, allo scopo di disperdere l’onda d’urto di una mina lungo i suoi 140 m percorribili, espellendo i gas propulsori tramite 15 pozzi aperti nella volta a botte. Due sono i livelli di ubicazione interna: un piano superiore e l’altro inferiore. 

Un patrimonio unico da salvaguardare, che accoglie lungaggini di cunicoli che si affacciano su aree bellicose; il lungo percorso ipogeo, conduce sino alla scoperta delle troniere, oltre al sopraggiungere in alcune zone di aerazione, appositamente studiate e predisposte  per un ottimale funzionamento, in caso di saturazione dei gas e polvere nera.

Una volta superata la discesa tramite una Scala a Chiocciola, (oggi rimessa a nuovo per la sicurezza dei visitatori), si riscontrano le Camere di Combattimento composte da veri e propri itinerari serpeggianti, una sinuosità idonea studiata per bloccare appunto gli intrusi.

Segue l’Area delle Cannoniere, ove i pezzi di artiglieria venivano posizionati e attivati per battere il fossato. La parte sottostante al Pastiss, è costituita da un’area centrale che collega i due Muri Gemini; questi ultimi si spingevano verso la falda idrica.

Oggi si può ammirare la fortezza, visitabile in occasioni di aperture speciali, prima di tutto grazie alla scoperta nel 1950 dell’allora Capitano Guido Amoretti, coadiuvato dallo speleologo Cesare Volante.

Amoretti,  nel 1976 aveva costituito un cantiere permanente di scavi, sotto la direzione del Museo e all’attenzione degli Enti, adibiti alla salvaguardia del patrimonio storico-culturale.

Sono stati lunghi anni di impegno costante, da parte dei volontari dell’Associazione Amici del Museo Pietro Micca e dell’Assedio del 1706, sotto il lavoro accurato del coordinatore, Piergiuseppe Menietti  e dell’Archeologo, Dottor Fabrizio Zannoni, insieme ai tanti volontari-collaboratori; fra questi ricordiamo il compianto Andrea Blua Picena (Agosto 2020),  i quali hanno operato con entusiasmo, per sottrarre tonnellate di  detriti, (1.400metri cubi di terra circa, per 26.000 ore lavorative) e poter così rinvenire fedelmente il Complesso Architettonico.

Ricordiamo che gli spazi interrati furono utilizzati durante la seconda guerra mondiale come rifugio di P.A.A (Protezione Anti Aerea).

Persino qualche anno fa, nel 2018, l’artista Clemence de La Tour du Pin, visitando la fortezza, ne fu  affascinata di tanto splendore, decidendo di collocare quattro sculture e tre installazioni complesse e particolari; paragonando le vie silenti e tortuose sotterranee, quelle viscere della terra, simili alla culla gestazionale: la misteriosa cavità uterina che acclude dal nulla l’inizio, il sorto, il vitale, l’attesa, la preparazione ancora in fase di sviluppo, che contiene l’incipiente, in grado di suggestionare sogno e realtà.

I piani della struttura fortificata, si sovrappongono alla forza della natura, che impetuosamente impera sulla vita, e concede la logicità dei cicli vitali.

Alcune “ampolle di vetro” erano state posizionate all’interno del Pastiss, inducendo lo spettatore ad una immersione sensoriale, poiché si ravvisano sensazioni olfattive, cromie e remote melodie.

Anche i desideri degli animi che hanno visionato, possono definirsi ascrivibili per mezzo della funzione interattiva tra ambiente e visitatore.

Non è  certo facile costruire una simbiosi con l’ambiente, tramite un progetto così articolato, ma grazie alla sensibilità dell’artista e agli ideatori Matteo Mottin, Ramona Ponzini e Sandro Mori, il progetto artistico TRETI GALAXIE denominato da CLEMENCE de La TOUR du Pin  “Sept Preludes”, ha avuto la giusta riconoscenza dai turisti, che hanno assaggiato il Sogno, tramite l’Arte, la Perfezione, la Funzionalità e la Realtà Storica,  elementi partoriti dall’anima pulsante della Fortezza Militare, che non morirà mai nel ricordo storico futuro.

  Maria Grazia Spadaro

  Torino 7 Aprile 2021