GRANATIERI REGGIMENTO GUARDIE

Originariamente costituito nel 1659, il Plotone Granatieri porta la bandiera d’ordinanza concessa nel 1664. Gli uomini hanno il caratteristico berretto di lana rossa a punta ricadente, ornato di pelo di volpe, l’uniforme blu a risvolti rossi e le ghette rosse. Sono armati di fucile a pietra con baionetta a ghiera, sciabola, ascia da combattimento e pistola a pietra. Portano una capace borsa di cuoio, la gibecière, contenente dieci granate a mano e sono provvisti di cache-meche, speciale cilindretto in bronzo, fissato alla bandoliera, dove si conserva la miccia accesa per l’innesco rapido delle granate.

La fattura della divisa riprende esattamente quella utilizzata durante l’Assedio di Torino del 1706. Per la Guardia, a differenza degli altri reggimenti di fanteria che avevano le uniformi grezze, ossia non colorate, venivano fatte tingere le uniformi. Una procedura allora molto costosa, segno di distinzione per il corpo.

Gli zappatori (sapeurs), indossavano in aggiunta un grembiule di cuoio naturale.

Gli ufficiali e i sergenti, a differenza dei corrispettivi graduati dei fucilieri che portavano l’esponton, erano armati di fucile.

Approfondimento tratto da Storia dei Granatieri di Sardegna di Enzo Cataldi, Ufficiale del 2° Rgt. Granatieri nella guerra 1940-1943, componente del Consiglio Direttivo del Museo Storico dei Granatieri di Sardegna

“Il 18 aprile 1659, con ordine del duca Carlo Emanuele II, venne istituito nel Ducato di Savoia il “Régiment des Gardes”, Reggimento delle Guardie nel quale avvenne poi l’inserimento di un primo nucleo di granatieri; tale inserimento fu perfezionato in senso organico con ordine del 2 aprile 1685 del duca Vittorio Amedeo II ed è pertanto a partire da tale data che la specialità, sia pure in embrione, è nata nell’ordinamento militare di quello che poteva considerarsi allora l’unico Stato italiano nella Penisola. Il “Reggimento delle Guardie” fu, probabilmente, il primo ad avere nel proprio organico un granatiere, quantomeno a far tempo dal 1678. Detto granatiere era soltanto incaricato di insegnare il lancio della granata ai fanti del Reggimento, trattandosi di fanti scelti, conferma dello stesso, che detto granatiere riscuoteva una paga, lire 400 di molto superiore a quella del sergente e molto vicina addirittura a quella dell’alfiere, per cui non era considerato semplice soldato ma individuo svolgente funzioni superiori, di addestramento quantomeno. Invero era già in uso da tempo, presso gli eserciti, il ducale compreso, l’assegnazione alle truppe di fanteria, di volta in volta, di soldati particolarmente addestrati, incaricati, durante lo svolgimento dell’azione bellica, di aprire la strada ai fanti, di entrare nei trinceramenti nemici, di svolgere insomma le attività di assaltatori, guastatori, truppe mobili leggere: operazioni tutte che richiedevano di per sè stesse l’impiego di uomini dotati di particolare forza sia fisica sia morale e di idoneo armamento; e che comportavano un così alto rischio da aver fatto entrare nella terminologia militare come nell’uso comune, per quei soldati, la designazione di “enfants perdus”. Poiché, per assolvere a dette operazioni belliche, occorrendo un particolare armamento, alcuni “enfants perdus” erano armati di “granate”, ordigni speciali inventati fin dalla prima metà del sec. XVI, per essi venne coniato il termine di “granatieri”, entrato infatti in uso in Francia, sembra, nel 1667. Il Reggimento delle Guardie era stato diviso in due battaglioni di dieci compagnie ciascuna; e solo nel 1696, quando le compagnie di granatieri crebbero in ragione d’una per ciascun battaglione, anche i due battaglioni delle Guardie ebbero la loro propria. Si è detto come gli “enfants perdus” originari, e quindi i granatieri,  avessero bisogno di un particolare armamento: in particolare di un’arma operante a distanza più ravvicinata del fucile, da adoperarsi anzi quando già si era faccia a faccia con il nemico oppure quando si trattava di infrangere le estreme linee di difesa dello schieramento avversario. Non si sa dove e quando la “granata a mano” sia stata inventata: probabilmente in Italia e probabilmente attorno al 1528. Sembra comunque che la granata sia stata usata la prima volta in Fiandra nel 1588. La granata a mano era formata da una sfera, inizialmente, a volte, anche di legno o di latta o di creta ma generalmente di metallo, bronzo, ferro, infine acciaio, internamente cava o fornita di un foro (“bocchino”) attraverso il quale sí introduceva la carica, e chiuso poi da una “spoletta” costituita nelle prime versioni da un pezzo di legno a forma tronco-conica portante nell’asse un canaletto (“focone”) dal quale usciva il pezzo di miccia, da accendersi immediatamente prima di lanciar l’ordigno. I “granatieri”, dunque, che “marciavano in combattimento in testa alle colonne di assalto di battaglione” dovevano necessariamente possedere  non comune forza fisica e vero coraggio morale. L’alta statura, pertanto, se pure non risulti espressamente prescritta nei più antichi ordinamenti, diventava anch’essa requisito naturalmente ricorrente e richiesto, anche perchè la lunghezza del braccio aiutava nella effettuazione di un lancio che permettesse all’ordigno di tracciare una traiettoria tale da non risultare alla fine insufficiente e perciò pericolosa più per il lanciatore ed il reparto alle sue spalle che per lo schieramento nemico situato di contro. Non in tutti i combattimenti era possibile far uso di granate, i granatieri dovevano adoperarsi ad assaltare il nemico in ogni altro modo possibile. Ma quando ciò avvenne, nelle azioni era il primo capitano dei granatieri delle Guardie ad assumere il comando dei granatieri ormai riuniti. Del resto, “i granatieri di reggimenti diversi si sentivano più stretti l’uno all’altro di quello che ciascuno d’essi si sentisse stretto al proprio reggimento”, segno che fin dall’inizio si era sviluppato un “particolare spirito di specialità”. Gli ufficiali dei granatieri, come pure i sergenti, inizialmente furono armati di fucile, oltre che di sciabola, ad eccezione del maggiore, che ebbe invece il bastone di comando. Da un manoscritto dell’epoca si rileva che la compagnia dei granatieri stava, negli schieramenti, sempre a destra del battaglione, e marciava in testa ad esso (“a la téte du bataillon). Per quanto riguarda il Reggimento delle Guardie, esso fu il primo ad essere dotato di una uniforme, come stabilita l’8 gennaio 1671 e consistente in “un habit bleu avec le revers, le gilet, la culotte et les bas rouges et les boutons en or”, con per copricapo il “bonnet”, specie di berrettone impellicciato, per i granatieri, invece del “tricorno” della restante fanteria.”

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